Wrapping on the way
Gennaio 19, 2024Renault headquarter new brand
Gennaio 19, 2024In base alla nostra esperienza, siamo venuti a persuaderci che nella prima fase di elaborazione di un new concept sia necessaria la più stretta collaborazione fra il designer – o progettista – e la persona che dovrà incaricarsi dell’ingegnerizzazione del progetto, cosicché la fase ideativa si sviluppi anche in funzione dell’effettiva realizzabilità, delle soluzioni tecnologiche disponibili e in armonia con le possibilità esecutive. Il designer che elabora la nuova visual identity di un brand si sofferma generalmente sulla qualità estetica e l’efficacia comunicativa, ma tralascia alcuni aspetti interconnessi fra loro che ci sembrano cruciali per il successo di un brand: l’evoluzione dei materiali nel tempo, la ricerca della forma o della struttura più idonea ad accentuarne la resistenza e a preservarne la conservazione, e i costi di manutenzione. Tali aspetti verranno presi in considerazione soltanto successivamente, in fase, appunto, di ingegnerizzazione del progetto, quando però sarà troppo tardi per intervenire sulla scelta dei materiali e sul loro concreto utilizzo. Una coscienziosa e precoce analisi di questi fattori limiterebbe considerevolmente, ne siamo convinti, il rischio di rapido degrado che comporta fatalmente l’aggravarsi dell’onere manutentivo. D’altronde anche opere architettoniche di grande importanza sono spesso progettate senza porre attenzione a tali questioni. Il progettista che immagina e disegna un monumento di un bianco immacolato al centro di una metropoli attraversata ogni giorno da centinaia di migliaia di automezzi, non sa forse che quel bianco immacolato resterà tale soltanto nel suo rendering? Basta andare a vedere la chiesa del Padre Misericordioso a Tor Bella Monaca o il Museo dell’Ara Pacis (oltretutto secondo noi un po’ fuori contesto e fuori misura) per rendersi conto che pochi anni dopo la loro realizzazione, tali opere appaiono già deteriorate.
Il design delle stazioni di servizio, del quale noi ci occupiamo, non è un tema secondario, dal momento che le stazioni di servizio sono presenti nei più diversi contesti. Numerosi studi di progettazione (Minale e Tattersfied, Circle Design Group, Lippincott e tanti altri) hanno affrontato e affrontano il tema della visual identity delle stazioni di servizio, concedendo però secondo noi scarsa attenzione a un design che le converta in elementi architettonici attraverso proposte di soluzioni originali e innovative.
Da parte nostra, negli anni passati, abbiamo realizzato svariati progetti in questo settore – in Angola, per esempio, e per il gruppo Zamil a Riyadh, proponendo la nostra visione, sintesi di ricerca innovativa e di esperienza nell’esecuzione, e promuovendo lo sviluppo e la ricerca di nuovi format che integrassero diverse forme di offerta energetica.
Abbiamo inoltre avviato un dialogo con il mondo universitario, stabilendo una stretta collaborazione con due Facoltà di riferimento, il Dipartimento di Design Industriale di Roma e il Politecnico di Torino, attraverso l’istituzione di borse di studio finalizzate alla ricerca sui temi indicati. I risultati di questa collaborazione sono stati presentati nell’ambito di convegni organizzati annualmente in collaborazione con le principali istituzioni presso il Campidoglio a Roma. Riteniamo indispensabile la collaborazione con il mondo universitario: siamo infatti persuasi che la ricerca debba svolgersi essenzialmente nelle università, e che ogni azienda dovrebbe attivarla nei diversi Istituti universitari, secondo gli ambiti interessati, attraverso borse di studio o progetti finanziati.
Il primo argomento affrontato in sinergia con il mondo universitario, è stato l’elaborazione di nuovi format architettonici di stazioni di servizio di dimensioni diverse, secondo la collocazione prevista: all’interno dei centri storici urbani (piccolo format) oppure in contesti extra-urbani. I progetti sono stati sviluppati in collaborazione con il dipartimento di Disegno Industriale, coordinato dall’ Architetto Marco Bevilacqua.
Alcuni giovani laureandi hanno presentato proposte molto originali, anche se non sempre realizzabili. Piuttosto che la fattibilità, abbiamo d’altronde scelto di premiare la creatività, come apertura verso una prospettiva nuova per una platea di operatori abituati a considerare il tema della stazione di servizio sempre dal medesimo punto di vista.
Da uno di questi spunti, rielaborando e rendendo la proposta realizzabile e ingegnerizzandone il layout, è nato un modello di piccola stazione di rifornimento già utilizzato nel centro di Roma e di Milano.
Lo studio di nuovi format di stazioni di servizio utilizzando fonti rinnovabili (fotovoltaico, pompe di calore, eolica, geotermia, recupero acque piovane) è stato approfondito fin dal 2007, attraverso la collaborazione con il Professore Gian Vincenzo Fracastoro del Politenico di Torino con il quale sono stati sviluppati diversi progetti di impianti a emissione zero.
Per concludere, si tratta di un tema più che mai attuale, la stazione di servizio si sta trasformando in un punto di erogazione multienergy, c’è spazio per studi innovativi che raccolgano la sfida in corso con un’attenzione ai temi della durabilità, dell’utilizzo di materiali riciclabili e con una ridotta attività manutentiva nel tempo.